Sempione 42
Arrivo eruttando gas, che non e’ cosa buona e giusta, ma la guida spericolosa della cavaliera di serata quella e’. Cedo il mio doppio pastrano pregando che non se ne sia accorto nessuno, mi si mostra indifferenza e apprezzo. Un servizio che abbiamo messo a dura prova anche dopo, facendo un casino fuori luogo, si confermera’ buono senza inutili stucchi veneziani.
E mi siedo. Bello arioso lo spazio, alla sinistra del quale pare lo chef intento a cazzeggiare rilassato (non ozioso) dietro un Mac-qualcosa, sponda laptop. Di lui (*) so solo che ha una faccia simpatica e che ogni tanto gigioneggia con Cavallaro su facebook. Piu’ tardi spadellera’. Due schermi rimandano foto b/n di zone milanesi in loop eterno, son qui ancora adesso che cerco di capire se mi sian piaciuti (gli schermi), le foto b/n sono sempre affascinanti. Nascoste dalle scalette le insegne (e/o gli articoli) delle guide, e quelle/quelli non mi piacciono. A destra la food farm, in parziale trasparenza. Mezza luce.
Belli i bicchieri dell’acqua e attraenti gli stuzzichini gia’ in tavola, con un accenno d’infatuazione per il parmigiano.
Si partisse dal dessert sarebbe una brutta partenza, perche’ l’ottima e amara salsa al caffe’ non riesce a convivere con il dolce (troppo) della meringa. Poi c’era anche la mousse di marroni, ma s’e’ confusa nella lotta meringa-caffe’.
Si parte invece dal welcome di cucina, flan di parmigiano e pere … ottimo, come quelle donne (o uomini) capaci di accendere fuochi senza saturare i sensi, e le curiosita’.
Gira la lista e si sceglie una Ribolla Il Carpino, del 2007. Non deludera’ la Ribolla (anche se meno “cattiva” di una recente sorella slovena by Nando), e fara’ sorridere la presenza di uno strano brand di acqua: Perier.
Non credo sia timido lo chef perche’ nella battuta di manzo con uovo e Parmigiano Riserva (allora e’ vero amore) si lascia tentare dal saporito e piazza grani di sale a dare verve al piatto, il risultato e’ molto sopra la somma degli ingredienti anche se il parmigiano in sfoglia si amalgama poco o niente … ma amo il sale quando e’ facilmente individuabile (a casa ne mangio qualche chicco ogni tanto) e potrei quindi essere considerato mezzo deficiente e carente di sodio.
La verve la perdo un po’ nei ravioli di stufato di lumache su zuppetta all’aglio e spuma di prezzemolo, dove una zuppetta fantastica non trova il modo di emergere contro la lumaca. E nemmeno di venire a patti per un accettabile compromesso. Peccato, ho goduto di piu’ facendo scarpetta con la sola forchetta una volta finiti i ravioli.
Nel frattempo, un paio di variazioni di foie gras mi avevano dato agio nel provare i panozzi, belli saporiti anche quelli. Con il foie gras ho sempre lo stesso amore-odio: mi basta una mezza forchettata per goderne ma lasciarlo li’ poi mi piange il cuore. E quindi lo finisco, e mi rodega. Ma il cremino prendetelo, che vale anche l’eventuale rodeghino.
E poi sua maesta’ il salmerino … che il lucioperca non era disponibile. Il salmerino viene di torrente con gamberi di fiume leggermente affumicati con zabaione al dragoncello e verdure in carpione. Contrasta tutto con tuttto, non vince nessuno neanche ai supplementari … e il piatto merita il top score di serata.
Poco avvezzo a prendere appunti precisi e a fotografare aggiungo che le descrizioni dei piatti arrivano direttamente dal sito, che e’ funzionale e aggiornato senza eccedere in simbolismi inutili.
Si torna ? Intanto il numero e’ in rubrica, la zona e’ un po’ off-limits ma non si sa mai.
Sui 70 euro a crapa.
Amen.
(*) ps: lui si chiama Andrea Alfieri, e continua a starmi simpatico
[…] perche’ un tipo che avevo gia’ visto, prima si e’ rifugiato sui monti, e poi se ne e’ tornato in zona milanese, portando con […]